Noia, dunque non si può che migliorare. Forse non sarà molto, ma nel poco di questa giornata qualcosa resterà: una lucida emozione, immagini, parole. Il primo giorno di lavoro alla Peter-Weiß-Stiftung, ovvero la fondazione che crea l’Internationales Literaturfestival di Berlino, non rimarrà credo chissà quale pietra miliare della vita, certo è un passo di ignota destinazione. Per una città di laghi, in qualche modo una rotta da affrontare verso un mare sconosciuto a Berlino.
Oggi mancava il Capitano -der Herr Ulrich Schreiber- e quasi tutto il suo equipaggio. La sede sulla Chaussestraße resta di fronte al verde immenso dove riposa Bertold Brecht. Il primo giorno è fluito come un lungo tè caldo infuso di banche dati alla deriva. File Excel poco aggiornati, sbagliati, tutti da aggiornare. Christina, Presseansprechpartnerin della casa, mi ha introdotto in un labirinto di stanze freddo e buio anche alle dieci del mattino, senza riscaldamento. Impiegati e collaboratori giunti con comodo per lavorare fino a tardi come si usa tipicamente fare da scrittori. Mi ricordai del Bounty o della Pequod -abbandonate da secoli e al contempo affollate-, ma questa è una grande biblioteca che un maestro visionario argentino troverebbe un labirinto e un paradiso.
Tirava un vento grigio dall’esterno. Il vascello ululò all’ormeggio dai corridoi. Di fronte l’oceano sconfinato della letteratura mondiale e i suoi mostri sacri a fantasia dei miei occhi. Ovunque le fotografie alle pareti in bianco e nero di autori noti, meno noti e notissimi, di tutte le nazionalità e Premi Nobel, più o meno ingiallite. Posai la giacca. Brevi spiegazioni e giunsi alla mia postazione. Come un flash, un profumo, un’immagine nitida e risorta all’improvviso -dall’interno di remote memorie- ricordai l’ingresso mattutino in una vecchia casa e il suo copriletto a fiori.
Gli odori, i libri erano sparsi ovunque come i motivi floreali su quel copriletto antico, ricordai. Desiderai metterci il naso per un paio d’ore almeno e confrontarmi a quel ricordo: pile su pile di volumi, perfino là dove la lingua mi era totalmente sconosciuta. Autori nuovi, classici, pubblicazioni attuali o datate. E polvere e scatole e vecchi strumenti. Non li dimenticherò questi primi momenti, questo Tempo. La memoria di un giovane ricordo forte dentro di me, come quella dell’altro antico: una lettura lunga e difficile, solamente al suo esauririsi soddisfatta. Così come evocherò questo istante, dovrò ritornare un giorno a quel libro, di cui resta il particolare e l’odore. Il vero racconto di una buona lettura, inizia dopo la fine. Ci ficcai il naso in quei libri come si fece nel copriletto, respirai con riconoscenza. Libri e Fiori. Andiamo verso la primavera, sarà impegnativo. Esiste da qualche anno il Festival.
-Dal 2001?- domandai a Christina.
-Sì, dal 2001.- sorrise.
Pensai ad Albertine, persa chissà dove stamattina per le strade di Berlino. La carta sapeva di secco, di ruvido, di appiccicoso, dolce dentro quella oscurità malinconica e al contempo, fu una sensazione dolcissima. Infinita.
Mi piace molto !!!